Se ne parla ancora poco. Eppure, gli ultrasuoni (US) rientrano a tutti gli effetti tra gli agenti fisici inclusi nell'articolo 180 del Testo Unico sulla salute e sicurezza (insieme ad altri, quali rumore, vibrazioni meccaniche, radiazioni ottiche artificiali, microclima, ecc.).
L'esposizione al rischio ultrasuoni può comportare conseguenze negative sulla salute e sicurezza dei lavoratori. Tuttavia, a differenza degli agenti fisici sopra citati, non sempre è facile accorgersi della presenza degli US, in quanto non sono percepibili all'orecchio umano.
Di recente, su questo argomento, sono state aggiornate le "Indicazioni operative per la prevenzione del rischio da Agenti Fisici ai sensi del Decreto Legislativo 81/08" (elaborate dal Gruppo Tematico Agenti Fisici e approvate dal Gruppo Tecnico Interregionale Prevenzione Igiene e Sicurezza sui Luoghi di Lavoro) con la parte 7, dedicata proprio agli ultrasuoni.
Vediamo, di seguito, di capire meglio cosa sono gli US, le possibili sorgenti, gli effetti sulla salute e come svolgere la valutazione del rischio.
Rischio ultrasuoni e principali sorgenti sul lavoro
Gli ultrasuoni sono onde acustiche con frequenze al di sopra della soglia di udibilità dell'uomo. Questo significa che, mentre il rumore viene percepito, gli US non vengono uditi dal nostro orecchio (convenzionalmente, la frequenza che distingue le onde soniche da quelle ultrasoniche è fissata in 20 kHz).
Negli ambienti di lavoro, gli ultrasuoni sono quasi sempre generati intenzionalmente in aria o in altro mezzo fluido (come l'acqua), per produrre specifici effetti. I principali ambiti di utilizzo possono essere quello industriale (es. processi di trafilatura, incisione, saldatura di metalli e plastiche, ecc.), estetico e medico (sia diagnostico, come l'ecografia, che terapeutico, come la fisioterapia).
Gli apparati che producono ultrasuoni possono essere di due tipi, ovvero:
- a generazione intenzionale. Ad esempio: macchine e impianti con circolazione di gas ad alta pressione o con parti rotanti o striscianti, lavatrici a US, bagni a US da laboratorio, saldatura in impianti di confezionamento, applicazioni in ambito medico o di medicina estetica;
- a generazione non intenzionale. Ad esempio: caldaie, condensatori, sistemi di aria di controllo, valvole, scaricatori di condensa, motori, compressori, generatori, quadri meccanici/elettrici, ecc.
Dunque, il rischio da esposizione a ultrasuoni è legato soprattutto al fatto che il lavoratore possa entrare in contatto diretto con gli US generati dalla sorgente, in modo accidentale. Gli strati di aria o di liquido tra la sorgente che genera gli ultrasuoni e il tessuto esposto riducono l'esposizione, mentre quella per contatto diretto può trasferire la maggior parte dell'energia irradiata al tessuto esposto.
Esposizione al rischio ultrasuoni: i possibili effetti
Quali sono gli effetti legati all'esposizione al rischio ultrasuoni? Nelle indicazioni operative vengono menzionate soprattutto 4 tipologie:
- effetti sull'apparato uditivo: si riferiscono a ultrasuoni a bassa frequenza, fino a circa 100 kHz. Può verificarsi un innalzamento temporaneo della soglia uditiva, che può portare nel tempo a una perdita significativa dell'udito;
- effetti soggettivi: possono variare da persona a persona e comportano sintomi quali ad esempio affaticamento eccessivo, cefalea, nausea, vomito, gastralgie, sensazione di occlusione e pressione nell’orecchio, ronzii, disturbi del sonno, perdita del senso di equilibrio, vertigini ecc. Sono dovuti presumibilmente alle componenti udibili di alta frequenza. Alcuni individui, specie i soggetti più giovani, possono inoltre percepire sensazioni uditive in presenza di US alle frequenze più basse (16-20 kHz), con possibile disagio;
- effetti di cavitazione in organi/tessuti contenenti gas anche disciolti: questi fenomeni, di tipo meccanico, sono di solito dovuti all’applicazione degli US in ambito estetico e medico;
- effetti termici su organi e tessuti: si riferiscono principalmente a ultrasuoni a frequenze > 1 MHz. L’assorbimento localizzato o diffuso di energia può provocare il riscaldamento del tessuto interessato (l'entità dipende dalla frequenza ultrasonica). Il danno è legato al calore accumulato e quindi alla variazione di temperatura nel tessuto.
Vi sono, poi, alcuni soggetti potenzialmente più esposti e fattori che possono influire negativamente sull'effetto degli US, come nel caso di lavoratori con protesi acustiche, lenti a contatto, pacemaker (in particolare quelli di vecchia generazione), soggetti ipoacusici, minori e lavoratrici in gravidanza.
Altri elementi che possono aumentare il rischio individuale di esposizione a US sono:
- predisposizione del singolo;
- età;
- patologie croniche, come diabete e ipertensione;
- fumo;
- patologie pregresse a carico dell’organo dell’udito;
- uso di farmaci ototossici;
- esposizione a sostanze ototossiche;
- esposizione a vibrazioni.
La valutazione del rischio ultrasuoni
In base agli articoli 28 e 181 del D.Lgs. 81/08, il datore di lavoro è tenuto a valutare tutti i rischi derivanti da esposizione a ultrasuoni, in modo da identificare e adottare le adeguate misure di prevenzione e protezione.
La valutazione del rischio deve riguardare l’esposizione complessiva del lavoratore, quindi deve tenere in considerazione tutte le sorgenti a cui egli può essere esposto, considerando anche tutti gli effetti conosciuti (oltre all'eventuale presenza di lavoratori particolarmente sensibili al rischio).
Una volta individuate le attrezzature e gli apparati sorgenti di US si potrà procedere con:
- consultazione degli specifici manuali di uso e manutenzione, predisposti dai fabbricanti o dai distributori;
- consultazione della banca dati disponibile sul portale degli agenti fisici, nella sezione dedicata agli US;
- utilizzo di altre eventuali fonti per la valutazione del rischio (valutazioni effettuate presso aziende simili dello stesso comparto derivanti da indagini precedenti, norme tecniche, linee guida, dati di letteratura);
- effettuazione delle misurazioni.
Ad oggi, gli US non sono oggetto di un capo specifico e non vi sono normative nazionali che definiscano valori limite di esposizione per la valutazione del rischio. Tra gli strumenti che possono essere presi come riferimento, possono essere menzionati i limiti raccomandati dall’IRPA-INIRC (“Interim guidelines on limits of human exposure to airborne ultrasound”).
A questo link è possibile consultare il documento completo delle indicazioni operative, pubblicato sul sito del portale agenti fisici.
Devi effettuare una valutazione del rischio ultrasuoni presso la tua azienda o vuoi avere maggiori informazioni a riguardo? Contattaci senza impegno per richiedere la consulenza di un nostro professionista.
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Scritto da: Mattia Pinali Consulente specializzato in salute e sicurezza sul lavoro, musicista e appassionato di sport. |