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La valutazione del rischio ambienti severi freddi

La valutazione del rischio ambienti severi freddi

Gli ambienti severi freddi, all'aperto o al chiuso, possono esporre i lavoratori a stress termico, con il rischio di effetti negativi sulla loro salute e sicurezza.

Gli ambiti possono essere diversi: dalle celle frigorifere dell'industria conserviera e alimentare, fino ad arrivare ai lavori svolti all'aperto (es. in agricoltura, cantieri, cave, ecc). In generale, vengono definiti:

  • ambienti moderatamente freddi: quelli la cui temperatura operativa (To) è compresa tra 0°C e +10°C;
  • ambienti severi freddi: quelli in cui la To è inferiore a 0°C.

Per "temperatura operativa" o "temperatura operante", l'UNI 10375:2011 fornisce la seguente definizione: "temperatura uniforme di un ambiente nel quale un occupante scambierebbe per irraggiamento e convezione la stessa potenza termica scambiata nell’ambiente in esame termicamente non uniforme".

Effettuare una valutazione del rischio, quindi, è importante per capire se e quali misure di prevenzione e protezione è necessario adottare. Vediamo, di seguito, alcuni punti da considerare.

Valutazione del rischio in ambienti severi freddi: le norme

Nella valutazione del rischio in ambienti severi freddi sono diverse le norme da tenere in considerazione.

Innanzitutto va menzionata la UNI EN ISO 11079:2008, Ergonomia degli ambienti termici - Determinazione e interpretazione dello stress termico da freddo con l'utilizzo dell'isolamento termico dell'abbigliamento richiesto (IREQ) e degli effetti del raffreddamento locale. Questa norma specifica i metodi e le strategie per la valutazione dello stress termico associato all'esposizione ad ambienti freddi. Si applica a lavori all'aperto e al chiuso, per esposizioni intermittenti, occasionali o continue (mentre sono esclusi gli effetti legati a fenomeni meteorologici, come ad esempio le precipitazioni).

Altra norma da tener presente è la UNI EN ISO 13732-3:2009, Ergonomia degli ambienti termici - Metodi per la valutazione della risposta dell'uomo al contatto con le superfici - Parte 3: Superfici fredde. In questo caso, il focus è sul rischio di lesioni o altri effetti indesiderati dovuti al freddo, quando la pelle nuda di una mano o di un dito tocca una superficie fredda. Vengono forniti dati ergonomici per stabilire i valori limite di temperatura delle superfici fredde solide, onde evitare conseguenze come dolore, intorpidimento o congelamento (i dati in realtà sono applicabili alla pelle umana in generale, non solo alle mani).

Tra le diverse norme, in tema di stress termico e valutazione degli ambienti severi freddi, va menzionata inoltre anche la UNI EN ISO 15743:2008, Ergonomia dell'ambiente termico - Posti di lavoro al freddo - Valutazione e gestione del rischio. Questa fornisce una strategia e uno strumento pratico per la valutazione e la gestione del rischio nei posti di lavoro al freddo. È applicabile sia all'esterno che all'interno, tranne nel caso di immersioni e lavori svolti in acqua.

Stress da freddo: gli indici di riferimento

La sopra citata norma UNI EN ISO 11079:2008 include due indici per valutare l'esposizione a stress da freddo da parte del lavoratore:

  • un indice di raffreddamento complessivo (IREQ);
  • un indice di raffreddamento locale.

Il primo (Insulation Required) rappresenta una stima dello stress termico prodotto dall'ambiente freddo e permette di fare una valutazione della protezione dell'abbigliamento richiesta (in termini di resistenza termica). Senza addentrarci troppo in formule matematiche, qui trovi un software automatico per il calcolo dell'indice IREQ.

A livello locale, invece, il Wind Chill Index esprime "l'entità della potenza termica per unità di superficie perduta dall'organismo in funzione della temperatura e della velocità del vento". Oggi questo indice non è più utilizzato, in quanto gli viene preferita la Tch (temperatura di chilling), ovvero la temperatura equivalente di sensazione di freddo in aria calma.

Stress termico e rischi negli ambienti severi freddi

Gli ambienti severi freddi richiedono un notevole intervento del sistema di termoregolazione dell'organismo. Vasocostrizione e brividi, ad esempio, sono "meccanismi" che si attivano per limitare la diminuzione della temperatura del corpo e del nucleo corporeo.

Il brivido è già un segnale che indica che la quantità di energia termica ceduta dal corpo è maggiore di quella prodotta, e rappresenta quindi un limite oltre il quale il sistema di termoregolazione non riesce più a garantire l'omeotermia. Ne consegue il rischio che possano raffreddarsi zone interne del corpo e organi vitali (con effetti che possono arrivare anche alla perdita di coscienza o all'arresto cardiaco).

Altri segni premonitori dello stress da freddo possono essere i dolori alle estremità. Anche in questo caso, una lunga esposizione può comportare serie conseguenze, come:

  • ustioni da freddo;
  • congelamento dei tessuti;
  • stasi venosa;
  • cancrena.

Oltre ai parametri oggettivi che abbiamo accennato nel precedente paragrafo, bisogna poi ricordare che vanno considerati anche quelli soggettivi, in particolare quelli legati al metabolismo del singolo individuo. Ad esempio, la norma UNI EN ISO 8996:2021 (Ergonomics of the thermal environment - Determination of metabolic rate) propone diversi metodi per determinare il tasso metabolico associato a varie attività lavorative.

Valutazione dei rischi e DPI per ambienti severi freddi

Per una corretta valutazione del rischio in ambienti severi freddi andranno quindi considerati diversi aspetti, quali:

  • impegno fisico richiesto dall'attività da svolgere;
  • caratteristiche termiche del vestiario;
  • mezzi di protezione;
  • numero e durata dei turni lavorativi;
  • condizioni dell'ambiente operativo e di quello di riposo.

Una volta rilevati ed elaborati i dati, dunque, sarà poi possibile identificare le adeguate misure di prevenzione e protezione.

In questo caso, è evidente come un ruolo fondamentale sia rappresentato da vestiario e DPI in grado di contrastare lo scambio termico uomo-ambiente. Andranno perciò valutati elementi quali resistenza termica e permeabilità degli indumenti, tenendo presente anche che:

  • un abbigliamento eccessivo può limitare il movimento del lavoratore;
  • se l'isolamento termico è troppo può impedire la traspirazione.

Quando l'abbigliamento non è sufficiente a garantire la neutralità termica, quindi, è necessario stimare fattori quali durata limite di esposizione e tempo di recupero.

Se ti interessa approfondire questo argomento, al seguente link trovi diversi contenuti informativi dell'Inail in tema di stress termico e ambienti severi freddi.

Vuoi effettuare una valutazione del rischio e capire quali misure adottare per tutelare i tuoi lavoratori? Contattaci oggi stesso per richiedere il supporto di un nostro professionista.


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Scritto da: Cristiano Rugolotto


Consulente tecnico specializzato in acustica ambientale, sicurezza sul lavoro e ambiente, amante della fotografia.


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