Le figure professionali che operano nei laboratori di ricerca si ritrovano a manipolare vari tipi di agenti chimici, in condizioni di esposizione diverse.
Conoscere, controllare e gestire il rischio chimico nei laboratori di ricerca è quindi fondamentale per evitare conseguenze negative sulla salute. Questo riguarda sia i lavoratori più esperti che figure professionali quali tesisti, tirocinanti, specializzandi o dottorandi, che potrebbero non aver ancora acquisito un'adeguata attenzione in tema di gestione dei rischi.
Un documento pubblicato di recente dall'Inail (Rischio chimico - Manuale informativo per la tutela della salute del personale dei laboratori di ricerca) ha come obiettivo proprio quello di fornire al personale addetto ai laboratori una guida pratica per l'identificazione del rischio chimico e l'adozione delle buone prassi di lavoro in sicurezza. Vediamo, in questo articolo, alcuni punti interessanti.
Rischio chimico in laboratorio: gli effetti
Come anticipato, in un laboratorio di ricerca gli agenti chimici utilizzati possono essere diversi, con caratteristiche di pericolosità differenti l'uno dall'altro.
Il rischio di esposizione a queste sostanze può avere effetti sia locali che sistemici, sia acuti che cronici. In merito a questi ultimi due, in particolare:
- gli effetti acuti si riscontrano immediatamente o subito dopo un'esposizione, e si associano a esposizioni consistenti ma di breve durata. I sintomi solitamente diminuiscono quando l'esposizione termina, ma in base alla quantità/dose dell'agente chimico - e alle sue caratteristiche di pericolosità - si possono avere anche danni permanenti, fino alla morte, per una singola esposizione. Questi effetti rientrano nella definizione di "infortunio sul lavoro", e richiedono una costante attività di gestione dell'ambiente lavorativo in sicurezza (di solito, infatti, avvengono in caso di eventi accidentali);
- gli effetti cronici derivano dall'esposizione a una sostanza chimica per lunghi periodi di tempo, e possono avere effetti anche gravi, come cancerogenesi, mutagenesi, tossicità riproduttiva, tossicità d'organo. I sintomi di solito non diminuiscono quando l'esposizione si ferma, e gli effetti per la maggior parte rientrano nella definizione di "malattia professionale" (quindi il medico del lavoro agisce in ottica di prevenzione, con le visite di sorveglianza sanitaria periodica).
Una stessa sostanza chimica può causare sia effetti acuti che cronici e, in generale, questi possono variare in base alla dose, all'organo bersaglio, alla frequenza, alla durata e alla via di esposizione. I segni di un'esposizione si manifestano esternamente e sono obiettivi (a volte misurabili), mentre i sintomi di un'esposizione sono soggettivi della persona che li prova (es. dolore, vertigini, ecc).
Alcuni esempi di segni e sintomi dovuti all'esposizione acuta ad agenti chimici possono essere:
- per la cute: prurito, arrossamento, ustioni, vesciche, eruzioni cutanee, orticaria;
- per ingestione: dolore addominale, nausea, vomito, diarrea, sensazione di calore nello stomaco, urina di colore scuro, disidratazione;
- per inalazione: sonnolenza, vertigini, cefalea, confusione/letargia, tosse, gola secca/bruciante, visione offuscata, mancanza di respiro, respirazione rapida, tachicardia;
- per contatto oculare: arrossamento oculare, sensazione di bruciore oculare, lacrimazione abbondante, scarico mucoso dai dotti lacrimali, visione offuscata/cecità (parziale o completa).
Buone prassi di laboratorio per evitare il rischio chimico
Il documento Inail sul rischio chimico nei laboratori di ricerca si sofferma, tra i vari argomenti, anche sulle buone prassi da adottare in tale contesto.
Tra i primi principi generali e accorgimenti riportati vi sono, ad esempio, il divieto di fumare, di conservare e assumere cibi e bevande, il mantenimento di pulizia e ordine in laboratorio (senza introdurre sostanze e oggetti estranei alle attività) e l'importanza di non lavorare da soli in laboratorio, specie fuori dai normali orari di lavoro.
Vanno, inoltre, sempre utilizzati il camice e gli opportuni DPI, e acquisite le informazioni necessarie per l'uso dei dispositivi di protezione collettiva e di emergenza. È importante rispettare le classiche norme igieniche (come il lavaggio delle mani alla fine del lavoro), cambiare spesso i guanti, non portare oggetti alla bocca e non toccare le maniglie delle porte o altri oggetti con i guanti usati per maneggiare le sostanze chimiche (e non bisogna uscire dal laboratorio con i guanti).
Fondamentale anche informarsi sulle procedure di sicurezza, sull'uso delle attrezzature e sulla loro dislocazione, così come non bloccare le uscite di emergenza, i pannelli elettrici e le attrezzature di soccorso. Le sostanze pericolose (specie se volatili) vanno manipolate sempre sotto cappe opportune, e gli agenti pericolosi vanno registrati e custoditi sottochiave (soprattutto i cancerogeni e mutageni, le sostanze radioattive e gli agenti biologici).
Altre buone prassi da considerare, per prevenire il rischio chimico in laboratorio, sono:
- predisporre una copia delle schede dati di sicurezza dei prodotti utilizzati;
- tenere separati i prodotti incompatibili, come i combustibili e i comburenti;
- conservare i liquidi in appositi armadi con vasche di contenimento;
- etichettare i recipienti per riconoscerne il contenuto, riportando anche la data di stoccaggio;
- adottare il principio di sostituire ciò che è pericoloso con ciò che lo è meno;
- non lasciare mai senza controllo reazioni in corso o apparecchi in funzione;
- acquisire informazioni su qualsiasi prodotto chimico, prima di utilizzarlo;
- raccogliere, separare ed eliminare correttamente i rifiuti chimici, biologici e radioattivi;
- evitare l'uso di lenti a contatto e abbigliamento non idoneo. I capelli lunghi dovrebbero essere raccolti;
- disporre di docce d'emergenza con lavaocchi;
- riferire sempre al responsabile del laboratorio eventuali incidenti o condizioni di non sicurezza.
Classificazione delle sostanze e miscele chimiche
Le sostanze e le miscele chimiche possono identificarsi come: non pericolose, non pericolose ma impiegate in condizioni tali da poter costituire un pericolo, pericolose ma non classificate dalla normativa come tali, oppure classificate ed etichettate come pericolose dalle norme vigenti.
Le normative in tema di classificazione ed etichettatura per le sostanze e le miscele pericolose sono state uniformate dalla Comunità europea e vengono aggiornate periodicamente.
Attualmente il riferimento per classificazione, imballaggio ed etichettatura delle sostanze e miscele pericolose è costituito dal Regolamento CE 1272/2008. Nello specifico, la classificazione individua principalmente 3 gruppi:
- pericoli fisici: esplosivi, gas infiammabili, aerosol infiammabili, gas/liquidi/solidi comburenti, gas sotto pressione, liquidi infiammabili, solidi infiammabili, sostanze e miscele autoreattive, liquidi/solidi piroforici, sostanze e miscele autoriscaldanti, sostanze/miscele che sviluppano gas infiammabili a contatto con l'acqua, liquidi/solidi comburenti, perossidi organici, corrosivo per i metalli;
- pericoli per la salute: tossicità acuta, corrosione/irritazione per la pelle, gravi lesioni oculari/irritazione oculare, sensibilizzante delle vie respiratorie e della pelle, mutagenicità sulle cellule germinali, cancerogenicità, tossicità per la riproduzione, tossicità specifica per organi bersaglio (esposizione singola o ripetuta), pericolo in caso di aspirazione;
- pericoli per l'ambiente: pericoloso per l'ambiente acquatico.
All’interno di una stessa classe di pericolo sono poi previste ulteriori suddivisioni in categorie, che descrivono una gradualità di rischio e, quindi, di probabilità di effetti avversi.
Nel documento Inail vengono approfondite queste tematiche, oltre ad argomenti quali: etichettatura, stoccaggio e manipolazione, DPI, gestione del primo soccorso in caso di incidenti, sostanze chimiche incompatibili, segnaletica. Qui puoi consultare la guida completa.
La tua azienda prevede attività in laboratorio che possono esporre i lavoratori a rischio chimico? Contattaci senza impegno per sapere come tutelare la salute e la sicurezza di tutte le figure coinvolte, secondo quanto previsto per legge.
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Scritto da: Giuseppe Jirillo Consulente e formatore specializzato in sicurezza sul lavoro e igiene alimentare, amante di calcio, tennis e sci. |