Fin dall'antichità, la relazione tra costruzione e salute è stata spesso oggetto di attenzione. Ma solo recentemente le evidenze hanno fatto emergere la rilevanza degli aspetti architettonici sulla salute fisica, sociale e mentale delle persone.
Il rischio architettonico include diversi fattori, perché edifici e spazi di lavoro condizionano mansioni e comportamenti ad essi associati. E ogni attività organizzata richiede l'impiego di spazi costruiti, che siano esterni e/o interni.
Un recente documento dell'Inail (Valutare il rischio architettonico negli ambienti di lavoro) si concentra proprio su questo tema. Si tratta del secondo volume del progetto RAS - Ricercare e Applicare la Sicurezza - che ha visto come prima pubblicazione quella dedicata al rischio di caduta in piano.
Di seguito vediamo, quindi, cos'è il rischio architettonico e alcuni punti chiave per la valutazione dei rischi.
Le norme che riguardano il rischio architettonico
Tra le norme che, in qualche modo, riguardano il rischio architettonico, può essere citata innanzitutto la UNI EN ISO 9001, che dedica un paragrafo specifico alla gestione delle infrastrutture aziendali.
Dunque, per ottenere la conformità ai requisiti dei prodotti, l’organizzazione deve definire, predisporre e manutenere le infrastrutture necessarie. Ovvero edifici, spazi di lavoro e servizi connessi, attrezzature e apparecchiature di processo, servizi di supporto (es. trasporti e comunicazione).
Tale concetto viene ripreso anche nella UNI EN ISO 9004, che - per assicurare che l'infrastruttura continui a soddisfare le esigenze dell'organizzazione - associa la realizzazione di prodotti efficaci ed efficienti allo sviluppo e all’attuazione di metodi di manutenzione.
Nel nostro Paese, invece, a livello legislativo la considerazione degli elementi che hanno a che fare con il rischio architettonico è ancora limitata. Il D.Lgs. 81/08, all'allegato IV, richiama infatti alcuni elementi tecnici degli edifici e delle condizioni ambientali da considerare per la sicurezza dei lavoratori, ma ancora in modo disomogeneo e senza un vero e proprio quadro complessivo strutturato.
Si parla, così, di componenti tecniche e prestazionali molto diverse tra loro, citando esplicitamente (ma talvolta in modo generico) elementi quali:
- condizioni di stabilità e solidità;
- altezza, cubatura e superficie;
- pavimenti, muri, soffitti, finestre e lucernari dei locali, scale e marciapiedi mobili, banchina e rampe di carico;
- vie di circolazione, zone di pericolo, pavimenti e passaggi;
- vie e uscite di emergenza;
- porte e portoni;
- scale;
- posti di lavoro e di passaggio e luoghi di lavoro esterni;
- microclima;
- illuminazione naturale e artificiale;
- locali di riposo e refezione;
- spogliatoi e armadi per il vestiario;
- servizi igienico assistenziali;
- dormitori.
Cos’è il rischio architettonico negli ambienti di lavoro
Il rischio architettonico riguarda la probabilità che gli elementi tecnici e ambientali dei sistemi edilizi, e degli spazi esterni connessi, possano comportare dei pericoli per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Questo, in base alle caratteristiche tecnico-costruttive, allo stato di conservazione, manutenzione e utilizzo.
Si parla, perciò, sia di prestazioni di sicurezza che di benessere degli ambienti. L'obiettivo è che, garantendo tali qualità negli edifici e negli spazi aperti, di conseguenza siano assicurate agli occupanti le condizioni per tutelare la loro sicurezza (ovvero le prerogative fisiche, mentali, sociali e materiali).
Come detto, la disomogeneità di fattori e parametri ha orientato l'attività di ricerca verso la messa a punto di criteri di selezione e valutazione del rischio architettonico che vadano oltre le indicazioni fornite dalla norma. Per considerare quindi, in modo sistematico e globale, i vari fattori ambientali e gli elementi della costruzione che incidono nel complesso sulle prestazioni degli ambienti di lavoro.
Lo studio del rischio architettonico è dunque incentrato su esigenze quali:
- sicurezza delle persone nella fruizione degli ambienti di lavoro;
- identificazione dei requisiti che edifici e spazi devono soddisfare, per garantire adeguati livelli di protezione e comfort;
- messa a punto di un protocollo di rilevamento con gli indicatori di rischio.
La valutazione del rischio architettonico sul lavoro
Innanzitutto, dallo studio delle esigenze, sono state evidenziate 4 aree di prestazione chiave (Key Performance Areas, KPA) per la valutazione del rischio architettonico. Per ciascuna di esse, poi, sono stati identificati i requisiti connotanti e i relativi indicatori per il controllo della sicurezza in ambito architettonico.
Nello specifico, si tratta di:
1. sicurezza agli infortuni, ovvero “l’insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti rispetto al pericolo di incidenti, connessi alla fruizione del sistema edilizio”. Quest’area si esplicita nei seguenti requisiti connotanti: protezione da cadute sullo stesso livello; protezione da cadute dall’alto; protezione dagli urti; protezione dall’intrappolamento; protezione da caduta di oggetti dall’alto; protezione da impatto con veicoli; protezione da ustione; protezione da folgorazione; protezione da lesioni da taglio;
2. sicurezza al fuoco, ovvero “insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti rispetto ai pericoli connessi agli effetti diretti e indiretti provocati dall’insorgenza di incendi”. Quest’area si esplicita nei seguenti requisiti connotanti: operabilità dei soccorsi; incolumità degli utenti nell’evacuazione; stabilità al fuoco;
3. sicurezza statica, ovvero “insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti rispetto ai pericoli connessi alla mancata resistenza del sistema strutturale ai carichi statici e dinamici e alle sollecitazioni meccaniche”;
4. comfort, ovvero “insieme delle condizioni relative al benessere fisiologico e psicologico degli utenti, nella fruizione del sistema edilizio. La mancanza di comfort, così come definito, produce un abbassamento delle prestazioni umane, con un conseguente incremento del livello disposizione al rischio dell’utente”. Quest’area si esplicita nei seguenti requisiti connotanti: benessere termoigrometrico; benessere visivo; benessere acustico; Indoor Air Quality; benessere psicologico.
Considerando le due scale di riferimento (riguardanti l’edificio nel suo complesso – con le pertinenze esterne – e la singola unità spaziale di cui esso è composto) sono state infine elaborate tre tipologie di schede di rilevamento del rischio architettonico:
- rilevamento alla scala dell’edificio;
- rilevamento alla scala dell’unità spaziale per gli aspetti tecnici;
- rilevamento alla scala dell’unità spaziale per gli aspetti ambientali-spaziali.
Per approfondire, qui puoi consultare il documento completo Valutare il rischio architettonico negli ambienti di lavoro.
Vuoi capire se il tuo ambiente di lavoro tutela la salute e la sicurezza di collaboratori e dipendenti? Contattaci senza impegno per richiedere la consulenza di un nostro esperto ed effettuare una valutazione dei rischi.
![]() |
Scritto da: Mattia Pinali Consulente specializzato in salute e sicurezza sul lavoro, musicista e appassionato di sport. |