Nelle attività sanitarie, evitare la diffusione di infezioni causate da agenti infettivi, soprattutto quelli del gruppo 3 (particolarmente temibili per la salute dei lavoratori e non solo) è fondamentale.
L’articolo 4 del d.l. 7 ottobre 2020 n. 125 (in attuazione della direttiva UE 2020/739) ha inserito il virus della Sindrome respiratoria acuta grave (SARS-Cov-2) nell’allegato XLVI del D.Lgs. 81/08, proprio nel gruppo 3, anche se ovviamente sono diversi gli agenti patogeni che ne fanno parte.
Ecco perché, oltre a un'adeguata progettazione e implementazione di sistemi di prevenzione e protezione, anche l'adozione di misure di sicurezza (sia collettive che individuali) è importante per limitare al minimo i rischi, tutelando operatori sanitari e soggetti coinvolti.
In un fact sheet pubblicato di recente dall'Inail, sono state raccolte le misure di sicurezza per gli agenti infettivi del gruppo 3 nelle attività sanitarie. Vediamo, dunque, quali sono.
Rischio biologico e agenti infettivi del gruppo 3
Sulla base della valutazione dei rischi, le attività che possono esporre gli operatori ad agenti infettivi del gruppo 3 sono tenute ad adottare misure di sicurezza adeguate e specifiche in base:
- alle caratteristiche e peculiarità degli agenti biologici;
- alle caratteristiche dell'ambiente;
- alle mansioni previste.
Nello specifico:
- l’articolo 15 (Misure generali di tutela) del D.Lgs. 81/08, prevede "l’eliminazione dei rischi in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo";
- l'articolo 18 (comma 1, lettera z) prevede che il datore di lavoro debba "aggiornare le misure di prevenzione (…) in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione e protezione".
Le misure di sicurezza per gli agenti infettivi del gruppo 3 possono essere di tipo collettivo o individuale. Eccole, nel dettaglio.
Misure di protezione collettiva per agenti biologici del gruppo 3
Come previsto dalle normative, le misure collettive hanno la priorità rispetto a quelle di tipo individuale. L'articolo 272 (comma 2, punto d), infatti, prevede che, per quanto riguarda la presenza di agenti biologici nocivi, il datore di lavoro debba adottare "misure collettive di protezione ovvero misure di protezione individuali qualora non sia possibile evitare altrimenti l’esposizione".
Tra le principali misure di sicurezza di tipo collettivo, citate nel documento Inail, vi sono:
- aree in depressione e cambi d'aria: previste per laboratori BSL3 o P3 oppure per ambienti in cui si presta attività di assistenza sanitaria verso persone sospette di infezione da agenti del gruppo 3. In queste aree deve essere garantito un adeguato numero di ricambi d'aria (per evitare un'elevata concentrazione dell'agente infettivo) e il controllo periodico del rispetto dei parametri di contenimento;
- trattamenti alternativi dell'aria contaminata: previsti in caso non sia possibile rendere disponibili le aree sopra citate. Andranno, dunque, impiegate adeguate apparecchiature per il trattamento dell'aria potenzialmente contaminata;
- attività di disinfezione: fondamentale, ad esempio, in ambienti dedicati all'osservazione di un soggetto potenzialmente infetto. Questa attività riguarda sia le superfici che gli strumenti, le apparecchiature e i dispositivi medici.
Dispositivi di protezione individuale (DPI)
Anche in questo caso, vengono menzionati i DPI che riguardano in modo specifico la tutela del lavoratore a rischio esposizione per agenti biologici del gruppo 3.
Premesso che tutti questi dispositivi devono rispettare elevati standard di qualità e conformità alle norme tecniche di riferimento, in particolare si parla di protezione:
- delle mani. Si attua, nel caso di rischio microbiologico, con guanti sterili o non sterili. Essi devono essere resistenti all'abrasione (livello 3), al taglio (livello 1), allo strappo (livello 0) e alla perforazione (livello 2). In base alla valutazione dei rischi, andranno scelti quelli migliori per la tutela del lavoratore;
- del corpo. A seconda del grado di rischio di esposizione, alcuni esempi di DPI per la protezione del corpo possono essere tute complete monouso, idrorepellenti, in tessuto non tessuto (con maniche con polsino e cuciture in grado di garantire elevate proprietà di barriera in ogni parte). Oppure, camici sterili o non sterili, anch'essi idrorepellenti e in TNT;
- dei piedi. Ad esempio, utilizzando sovrascarpe, calzari monouso con chiusura mediante elastico oppure stivali in gomma;
- delle vie respiratorie. Per procedure sanitarie ad alto rischio di esposizione o in laboratori BSL3 o P3 si può valutare l'adozione di maschere a pieno facciale. Il dispositivo più comunemente usato, invece, è la semimaschera filtrante (con valvola di espirazione) FFP3 o FFP2;
- del volto e degli occhi: ad esempio, tramite occhiali, visori e schermi facciali, usati per procedure che richiedono la protezione del volto da schizzi o sversamenti. Potrebbero essere utilizzati insieme a semimaschere filtranti, qualora vi sia produzione di aerosol o nebbie.
Per approfondire, qui puoi leggere il documento completo pubblicato dall’Inail.
Ora più che mai, vista la situazione legata alla pandemia Covid-19, l’attenzione agli agenti infettivi del gruppo 3 e alle adeguate misure di protezione nelle attività sanitarie deve essere massima. Ne va della salute e sicurezza degli operatori ma anche di tutti i soggetti più o meno coinvolti in questi tipi di contesto.
Se vuoi maggiori informazioni sulle misure da adottare o sulla redazione/aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi per la tua struttura, contattaci senza impegno per richiedere la consulenza di un nostro professionista.
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Scritto da: Renzo Vasselai Socio fondatore di Studio Essepi, RSPP e consulente esperto in ambito sicurezza e sistemi di gestione, appassionato motociclista. |