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Attività estrattive: i dati Inail su un settore ad alto rischio

Attività estrattive: i dati Inail su un settore ad alto rischio

Le attività estrattive in cave e miniere rappresentano, da un lato, una fonte primaria per importanti opere di pregio storico, artistico e architettonico, ma dall'altro anche un settore cui prestare grande attenzione per le gravi conseguenze degli infortuni che spesso avvengono in questo contesto.

In generale si distinguono due categorie di attività estrattive, in base alle sostanze minerali coltivate:

  • quelle di minerali di I categoria (nelle miniere), come la marna da cemento, i minerali ceramici e industriali, salgemma, fluorite, talco e feldspati, oltre alle acque minerali;
  • quelle di minerali di II categoria (nelle cave), come sabbia e ghiaia, granito, marmo, travertino, gesso e argilla.

Il mensile Dati Inail, nel numero di novembre 2020, ha voluto porre attenzione proprio sugli infortuni occorsi in questo tipo di attività, con riferimento al quinquennio 2015-2019. Vediamo, di seguito, alcuni dei punti principali.

Attività estrattive e infortuni sul lavoro: alcuni dati

Come sottolineato da Dati Inail, tra il 2015 e il 2019 risultano accertati positivamente più dell’88% (1.777 casi) dei 2.008 infortuni denunciati nell’estrazione di pietra, sabbia e argilla: una percentuale decisamente più alta rispetto al 66,3% dell’intera gestione Industria e servizi.

Di questi, ben 1.674 si sono verificati durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. Considerando i soli casi riconosciuti in occasione di lavoro:

  • uno su quattro ha visto coinvolti operai addetti alla cava (cavatori, escavatoristi e manovali di cava);
  • circa il 10% ha riguardato autotrasportatori (di autobetoniere e autocarri).

Per quanto riguarda le tipologie di infortunio nelle attività estrattive, il 90% dei casi totali ha avuto a che fare con una delle seguenti quattro:

  • contusione (27%);
  • frattura (22,6%)
  • lussazione (20%);
  • ferita (19,2%).

Le regioni che hanno registrato il numero più alto di casi, nei 5 anni presi in considerazione, sono Toscana (395) e Lombardia (254), anche per la grande presenza di cave attive produttive in questi territori.

Proprio a Massa Carrara, tra l'altro, spetta il primato negativo di casi mortali. In generale, negli eventi con esito mortale, la principale causa del decesso risulta essere la frattura, in particolare del cranio e della parete toracica.

Attività estrattive e malattie professionali

Per quanto riguarda le malattie professionali legate ad attività estrattive, i cavatori e gli escavatoristi risultano essere i più esposti al rischio di sviluppare affezioni della colonna vertebrale (soprattutto dorso-lombari).

Il rumore dei macchinari utilizzati, inoltre, espone questi lavoratori anche al rischio di sviluppare, nel tempo, ipoacusie.

In generale, le tecnopatie registrate nel quinquennio preso in esame sono state 753 e, per circa l'80% di esse, hanno riguardato soprattutto malattie osteomuscolari, del tessuto connettivo e dell'orecchio.

Tra le diverse malattie professionali tutelate dall’assicurazione obbligatoria Inail, inoltre, non vanno dimenticate silicosi e asbestosi: se, da un lato, le condizioni di lavoro nell'ultimo decennio sono migliorate, con conseguente riduzione dell'esposizione a polveri nei luoghi lavorativi, d'altro canto gli studi epidemiologici hanno dimostrato gli effetti cancerogeni della silice.

Anche per questo, nel 2020 è stato lanciato dall'Inail l’applicativo di business intelligence Banca dati esposizione silice, che raccoglie oltre 8.000 campioni prelevati e analizzati dal 2000 ad oggi (in tutto il territorio nazionale).

Negli ultimi 10 anni, sebbene la tendenza delle rendite d'inabilità per malattie professionali risulti crescente, se non altro quelle per silicosi-asbestosi sono passate da 308 (nel 2010) a 133 nel 2019, con un calo medio dell'8,9% ogni anno.

Per approfondire, qui trovi il documento Inail con i dati degli infortuni e delle malattie professionali nelle attività estrattive.

Sicurezza sul lavoro nelle attività estrattive: rischio silicosi e non solo

La silicosi è una malattia polmonare causata, appunto, dall'inalazione di polveri contenenti silice libera cristallina, una sostanza cancerogena e classificata come appartenente alla "categoria 1" (ne fanno parte quelle più pericolose per l'uomo, per i comprovati collegamenti tra l'esposizione e il presentarsi di tumori).

Nella Banca dati sopra menzionata, tra le lavorazioni con elevata esposizione a silice libera cristallina, sono incluse attività quali:

  • attività estrattive (soprattutto cave di rocce ricche di quarzo);
  • produzione ceramica (in particolare di sanitari);
  • lavorazione di materiali lapidei (produzione di lastre);
  • trattamento dei metalli;
  • settori delle costruzioni (come cantieri di scavo in sotterraneo e operazioni di sabbiatura).

Ovviamente, il rischio può essere più o meno alto in base al livello di concentrazione di tale sostanza nei materiali utilizzati nei processi produttivi: qui puoi trovare un approfondimento dedicato alla valutazione del rischio silicosi.

La sicurezza sul lavoro nelle attività estrattive, però, riguarda diversi fattori, che possono dipendere dall'ambiente, dal tipo di attività e dalla natura dei rischi presenti.

Il documento di sicurezza e salute (DSS) è l’integrazione al documento di valutazione dei rischi (DVR) specifica per il settore estrattivo, che il datore di lavoro è tenuto a redigere per individuare le misure necessarie a eliminare o ridurre al minimo le situazioni di pericolo.

Se devi redigere un DSS, oppure vuoi maggiori informazioni su adempimenti e corsi di formazione, contattaci oggi stesso per richiedere la consulenza di un nostro esperto.


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Scritto da: Marco Inama


Socio fondatore di Studio Essepi, RSPP e consulente esperto in ambito sicurezza e sistemi di gestione, appassionato di golf.





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