Il rischio di esposizione a silice libera cristallina nei luoghi di lavoro è un tema cui è importante prestare attenzione e che richiede misure adeguate per limitare la pericolosità di tale sostanza.
La silicosi è una malattia polmonare cui sono soggetti soprattutto coloro che operano nel campo della lavorazione dei marmi artificiali e graniti, ed è causata, appunto, dall'inalazione di polveri contenenti silice libera cristallina.
Si tratta di una sostanza cancerogena e classificata come appartenente alla "categoria 1", come indicato dalla Direttiva (UE) 2017/2398 del Parlamento Europeo del 12 dicembre 2017, nelle sue forme di cristobalite e quarzo: di tale categoria fanno parte le sostanze più pericolose per l'uomo, per i comprovati collegamenti tra l'esposizione ad esse e il presentarsi di tumori.
Rispettare tutte le misure di sicurezza e prevenzione al rischio silicosi è, dunque, fondamentale per garantire un luogo di lavoro sicuro a tutti gli addetti alla produzione industriale, alla lavorazione e all’installazione di marmi artificiali. In questo articolo, vediamo alcuni degli aspetti più importanti da tenere in considerazione.
Polvere di silicio: dove si trova
La polvere di silicio non è sempre cancerogena ma, quando si presenta in forma cristallina (quarzo, tridimite e cristobalite) si trova nella condizione più pericolosa per gli effetti che può avere sull'uomo in caso di inalazione.
Ovviamente, il rischio silicosi può essere più o meno alto a seconda del livello di concentrazione di tale sostanza all'interno dei materiali utilizzati nei processi produttivi. Di conseguenza, anche le misure di prevenzione e protezione devono essere adeguate a quanto emerge della valutazione dei rischi.
Materiali ad elevato contenuto di questa sostanza (70-90%) possono essere utilizzati per prodotti come, ad esempio, rivestimenti di arredo per bagni, banconi di bar e negozi, piani lavoro delle cucine, ma non solo. In generale, forme di silice cristallina si possono trovare nei seguenti settori:
- industria estrattiva e lavorazione di materiali lapidei (es. rocce impiegate come materiali da costruzione o pietre ornamentali per rivestimenti di pregio);
- produzione di ceramiche (sotto forma di quarzo ventilato, presente in impasti e smalti vetrosi);
- produzione del vetro (la sabbia silicea è una delle materie prime utilizzate);
- cementifici (presente nella miscela usata per la produzione del clinker, componente base per la produzione del cemento);
- fonderie (la sabbia silicea viene usata per gli stampi in cui viene versato il metallo fuso);
- settore edile (ad esempio per malte, cemento, laterizi, rivestimenti in pietra naturale o sintetica, ecc);
- produzione di laterizi;
- settore farmaceutico (ad esempio per la produzione di paste dentarie);
- settore tessile (nelle operazioni di sabbiatura di tessuto denim).
Rischio silicosi: quadro normativo
Per quanto riguarda il quadro normativo legato al rischio silicosi, si fa riferimento al Titolo IX del D.Lgs. 81/08, per l’esattezza agli articoli 224 e 225 del Capo I “Protezione da agenti chimici”:
- misure e principi generali per la prevenzione dei rischi di esposizione a sostanze pericolose (art.224);
- misure specifiche di prevenzione e protezione per eliminare o ridurre i rischi (art.225).
Tuttavia, se da un lato – come anticipato in precedenza – il Parlamento Europeo ha classificato la SLC come sostanza di categoria 1 con valori limite a 0,1 mg/m3, dall’altro, la direttiva suddetta non è ancora stata recepita dal nostro paese e quindi, in mancanza di un limite preciso, viene preso in considerazione quello definito dallo IARC (0,025 mg/m3) cioè quello più tutelante per i lavoratori.
Per questo motivo si fa riferimento agli articoli citati in precedenza del D.Lgs. 81/08, che riguardano agenti chimici pericolosi nel caso di rischio “non irrilevante” per la salute e sicurezza. Il datore di lavoro è dunque tenuto all’obbligo di valutazione dei rischi (art.223), ad applicare le misure generali e specifiche di prevenzione e protezione e ad assicurare la formazione e informazione sulle sostanze pericolose presenti e sui rischi per i lavoratori.
Questi ultimi sono, inoltre, soggetti a sorveglianza sanitaria obbligatoria (art.229).
Valutazione esposizione professionale a silice libera cristallina
Il Network Italiano Silice (Nis) è, dal 2003, il punto di riferimento per la promozione di iniziative, documentazione e linee guida volte a contenere l'esposizione e limitare il rischio silicosi nei luoghi di lavoro.
Insieme all'Inail, nel 2016 è stato pubblicato un importante documento intitolato "La valutazione dell’esposizione professionale a silice libera cristallina", dove sono presenti anche i metodi di analisi e campionamento per la valutazione dei rischi: dalla valutazione di base (per capire se la SLC è presente) all'analisi di base (per valutare i livelli di esposizione rispetto ai valori limite) fino ad arrivare all'analisi dettagliata, al campionamento e alla misurazione dei dati.
Per una panoramica completa degli step necessari per la valutazione del rischio silicosi, consulta qui il documento del Nis.
Vuoi essere certo che il luogo in cui lavori sia sicuro e limitare i rischi da esposizione a SLC? Contatta oggi stesso i nostri esperti per una consulenza puntuale ed efficace.
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Scritto da: Renzo Vasselai Socio fondatore di Studio Essepi, RSPP e consulente esperto in ambito sicurezza e sistemi di gestione, appassionato motociclista. |