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Silice libera cristallina: il Rapporto scientifico dell'Inail

Silice libera cristallina: il Rapporto scientifico dell'Inail

L'Inail ha pubblicato il Rapporto scientifico che raccoglie i dati di vent'anni di misurazioni relative a esposizioni a silice libera cristallina nei luoghi di lavoro.

Questo agente di rischio è presente in diverse tipologie di attività, sia come materia prima utilizzata nel ciclo di produzione, sia come sostanza prodotta in seguito a lavorazioni particolari. La malattia collegata (silicosi polmonare) può comportare gravi conseguenze non solo a livello dei polmoni ma anche ad altri apparati e organi.

Nonostante l'evoluzione degli scenari lavorativi, il tema dell'esposizione professionale a silice libera cristallina rimane più che mai attuale: vediamo in cosa consiste il Rapporto scientifico 2000 - 2019 e alcuni dei principali dati emersi.

Rischio silicosi: l’importanza del Rapporto scientifico  

Sebbene, rispetto al passato, i livelli di esposizione a silice sul luogo di lavoro siano diminuiti notevolmente, grazie alle misure preventive adottate dalle aziende, è importante capire quali siano i settori più a rischio e le criticità da non trascurare, per garantire una sicurezza ottimale ai lavoratori.

La Banca dati, realizzata da Contarp (Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione) in collaborazione con la Direzione centrale organizzazione digitale Inail, include oltre 8.000 campioni prelevati durante i monitoraggi effettuati dal 2000 al 2019. In questo modo, è possibile avere un quadro della situazione nazionale legata al rischio silicosi, con utili informazioni sui livelli delle esposizioni per attività, mansione, unità territoriale, intervallo temporale, metodi e tecniche di campionamento e analisi.

I dati sono stati raccolti secondo 3 diverse tipologie di campioni (personali, ambientali o massivi) e sono relativi a 30 attività produttive (in base alla classificazione Contarp 2016, realizzata ad hoc per la banca dati. Invece, secondo la classificazione Ateco, sarebbero 62 le attività incluse):

  • agricoltura;
  • cave marmi, graniti e altre pietre coerenti;
  • cave inerti;
  • cave argille, pozzolana e feldspati;
  • cave pomice;
  • guaine bituminose;
  • pitture, colle e adesivi;
  • gomma, plastica, pietra artificiale;
  • vetro;
  • refrattari;
  • piastrelle in ceramica;
  • laterizi;
  • ceramica artistica;
  • sanitari in ceramica;
  • cemento;
  • prodotti in calcestruzzo;
  • lavorazione lapidei;
  • abrasivi;
  • anime per fonderia;
  • siderurgia;
  • fonderie;
  • trattamento metalli;
  • forni;
  • oreficeria;
  • forniture mediche;
  • sabbiatura jeans;
  • costruzioni;
  • gallerie, scavo tradizionale;
  • gallerie, scavo meccanizzato;
  • sabbiatura edifici.

Le elaborazioni statistiche contenute nel Rapporto saranno utili, come sottolineato nel documento stesso, per valutare il rischio silicosi nelle aziende, individuare corrette misure e buone prassi per il contenimento del rischio e come supporto per studi epidemiologici e tossicologici.

Esposizione a silice libera cristallina: alcuni dati

Nel Rapporto scientifico pubblicato dall'Inail sono stati in totale 8.028 i campioni raccolti (per il 90% di tipo personale), all'interno di 1.041 aziende.

Le regioni che hanno effettuato il maggior numero di monitoraggi sono state Trentino-Alto Adige, Lazio ed Emilia-Romagna, seguite da Veneto e Umbria, mentre in generale non si registra una variabilità stagionale in termini di polveri respirabili aerodisperse e di concentrazione di quarzo respirabile.

Tra le attività che hanno evidenziato valori particolarmente elevati vi sono quelle in galleria, soprattutto in cantieri con scavo meccanizzato (codice F3: scavo con frese a piena sezione Tunnel Boring Machine - TBM), dove più del 60% dei lavoratori è risultato esposto a concentrazioni maggiori di 0,1 mg/m3 (valore limite fissato dalla Direttiva UE 2017/2398). Risultati elevati, comunque, anche per le attività di scavo tradizionale, con il 25% dei casi oltre il limite.

Altre concentrazioni superiori allo 0,1 mg/m3 si riscontrano:

  • nel trattamento dei metalli (attività C17);
  • nelle cave di marmi, graniti e altre rocce coerenti (B1);
  • nella produzione di sanitari in ceramica;
  • nella lavorazione dei materiali lapidei (C12).

Nella fascia di esposizione più bassa, quindi dove almeno il 50% dei lavoratori è esposto a valori di concentrazione che non superano la soglia di sicurezza (di 0,012 mg/m3), si trovano invece:

  • alcune tipologie di attività estrattive (cave inerti - B2; cave argille, pozzolana e feldspati - B3; cave pomice - B4);
  • produzioni di vetro (C4), refrattari (C5) e anime per fonderia (C14);
  • cementerie (C10) e produzione di elementi in calcestruzzo (C11);
  • stabilimenti siderurgici (C15);
  • attività di costruzione del codice F1 (ingegneria civile, costruzione di edifici e strade, posa in opera pavimentazioni, demolizioni e preparazioni cantieri edili, installazione impianti).

Molto importanti sono, inoltre, le informazioni presenti nel Rapporto relative ai dati di esposizione per mansione, visto che la norma UNI EN 689, per la valutazione del rischio, indica tra gli altri metodi anche quello del confronto con altri luoghi di lavoro (nella stessa azienda o in altre aziende). Le misurazioni presenti nel documento sono riferite, in totale, a 470 mansioni diverse.

Per consultare il file completo, qui trovi il Rapporto 2000 - 2019.

La valutazione del rischio silicosi

Questa banca dati sull'esposizione a silice, che continuerà ad essere aggiornata con i monitoraggi svolti in futuro, rappresenta senza dubbio uno strumento di grande utilità per tutti coloro che, a vario titolo, si occupano della valutazione del rischio silicosi nei luoghi di lavoro.

La presenza di cancerogeni sul posto di lavoro impone la misurazione delle esposizioni, indispensabile per l'attivazione del registro degli esposti (come previsto dal D.Lgs. 81/08, titolo IX, capo II – Protezione da agenti cancerogeni e mutageni). Come detto, inoltre, la direttiva comunitaria 2017/2398 ha definito per tale agente di rischio un valore limite di esposizione occupazionale di 0,1 mg/m3.

Sempre secondo il Testo Unico sulla sicurezza, il datore di lavoro è quindi tenuto all'obbligo di valutazione dei rischi e all'applicazione di adeguate misure generali e specifiche di prevenzione e protezione. Egli deve anche garantire la formazione e informazione sulle sostanze pericolose presenti e sui rischi per i lavoratori (per approfondire, leggi l'articolo Silice libera cristallina: la valutazione del rischio silicosi).

Se vuoi essere sicuro di rispettare tutti gli obblighi di legge, e capire quali azioni mettere in atto per la salute e sicurezza dei tuoi lavoratori, contattaci oggi stesso per richiedere la consulenza di un nostro professionista.


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Scritto da: Renzo Vasselai


Socio fondatore di Studio Essepi, RSPP e consulente esperto in ambito sicurezza e sistemi di gestione, appassionato motociclista.





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