Il campionamento dell'aria negli ambienti di lavoro permette di valutare l'esposizione dei lavoratori a sostanze potenzialmente nocive e individuare le adeguate misure di prevenzione.
Questo tipo di analisi ambientale può risultare necessaria in specifici reparti produttivi o in settori che utilizzano macchinari particolari, soprattutto quelli che comportano dispersione di sostanze e di polveri che possono essere inalate dalle persone.
Per comprendere se l'esposizione è superiore alle soglie limite previste per legge, i campionamenti dell'aria ambiente possono essere richiesti dall'azienda stessa - per tutelare la salute e sicurezza dei lavoratori - oppure anche dal medico del lavoro, per avere dei parametri di riferimento più precisi nel valutare il protocollo sanitario da applicare.
Vediamo maggiori dettagli, in questo articolo.
Campionamenti aria ambiente: cosa sono
I campionamenti ambientali sono importanti per verificare che la presenza di determinate sostanze nell'aria, dovute a particolari processi produttivi, non raggiungano livelli nocivi se inalate dai lavoratori (sia nel breve che nel medio-lungo periodo).
Nebbie d'olio, farine, metalli pesanti, polveri, fumi di saldatura, ossidi... sono solo alcuni esempi di casi che possono richiedere verifiche di tipo ambientale sul lavoro, nelle zone interessate.
Queste valutazioni vengono effettuate, in genere, secondo due tipologie di campionamenti:
- campionamento d'area: ovvero nella zona in prossimità della sorgente inquinante, che rappresenta quella a massimo rischio;
- campionamento personale: viene posto un campionatore sul bavero del lavoratore, in modo da rilevare la sua reale esposizione durante una giornata lavorativa.
In questo modo, correlando i responsi analitici con i quantitativi d'aria campionati - e rapportandoli ai minuti/giorno di esposizione - è possibile risalire alla concentrazione di sostanza aerodispersa, corrispondente al livello di esposizione personale del lavoratore (ponderato sul monte ore del suo turno di lavoro).
Campionamenti ambientali sul lavoro: settori di riferimento
I valori individuati dai campionamenti ambientali vengono poi confrontati con quelli stabiliti per legge.
Il D.Lgs. 81/08, ad esempio, riporta all'allegato XXXVIII i valori limite di esposizione professionale (di recente aggiornati per gli agenti chimici, come abbiamo visto in questo articolo).
Questi non sono, comunque, gli unici valori di riferimento. Per i parametri non riportati nel Testo Unico sulla Salute e Sicurezza, vengono considerati quelli previsti dall’agenzia statunitense ACGIH – American Conference of Governmental Industrial Hygienists.
Il confronto tra i valori rilevati e i livelli limite permette poi di capire se l'esposizione a determinate sostanze costituisca effettivamente un rischio irrilevante o se, invece, siano necessarie misure di prevenzione e protezione. In questi casi, alcuni esempi di soluzioni migliorative possono prevedere l'installazione di dispositivi di contenimento, abbattimento o aspirazione alla fonte, oppure l'obbligo di utilizzo di specifici Dispositivi di Protezione Individuale da parte dei lavoratori.
I settori interessati, come anticipato nel precedente paragrafo, possono essere davvero moltissimi. Solo per citare qualche casistica:
- falegnamerie (per la polvere del legno);
- pastifici (dispersione di farine);
- aziende metalmeccaniche (metalli pesanti, nebbie d'olio, polveri inalabili, ecc);
- tipolitografie (polvere di toner);
- realtà che operano nella lavorazione di marmi artificiali e graniti (silice libera cristallina);
- attività che comportano l’esposizione al rischio amianto;
- ecc.
I campionamenti dell'aria in ambiente di lavoro possono quindi essere effettuati secondo diversi metodi ufficiali o normati (UNICHIM, UNI EN, EPA, OSHA, NIOSH, ecc), anche in base al tipo di sostanza da rilevare e analizzare.
Campionamenti aria in ambiente di lavoro e sorveglianza sanitaria
Come anticipato, i campionamenti dell'aria in ambiente di lavoro possono essere richiesti dall'azienda stessa ma anche, in alcuni casi, dal medico competente.
Secondo quanto previsto dal D.Lgs. 81/08, infatti, la sorveglianza sanitaria è obbligatoria per alcune tipologie di lavoro, che necessitano di particolari attenzioni in base al grado di rischio cui sono esposti i lavoratori.
Il medico del lavoro è l'esperto che si occupa di valutare ed eventualmente prescrivere al lavoratore un insieme di indagini ed esami clinici per accertare il suo stato di salute. Egli si basa su quanto presente nel Documento di Valutazione dei Rischi, sulla mansione della persona e sui rischi che essa comporta.
Ecco perché, per capire se l'esposizione a determinate sostanze sta producendo effetti negativi sul lavoratore, il medico può richiedere un'analisi ambientale preliminare e, per i soggetti a rischio, delle analisi del sangue da effettuare ciclicamente. In questo modo è possibile avere dei parametri di riferimento, da confrontare a distanza di tempo.
Su questo argomento, per approfondire, potrebbe interessarti anche il seguente articolo del nostro blog: Sorveglianza sanitaria obbligatoria: cosa devi sapere.
In un ambiente di lavoro possono essere diverse le sostanze che, se inalate in grandi quantità e per periodi di tempo prolungati, possono causare conseguenze negative sulle persone.
Se vuoi essere certo di tutelare la salute e sicurezza dei tuoi lavoratori, contattaci oggi stesso per richiedere la consulenza di un nostro esperto e svolgere un'analisi ambientale nella tua azienda o in uno specifico reparto.
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Scritto da: Giuseppe Jirillo Consulente e formatore specializzato in sicurezza sul lavoro e igiene alimentare, amante di calcio, tennis e sci. |